Lo scorso mese abbiamo visto come piccoli e graduali cambiamenti personali possono, nel tempo, provocare effetti benefici a cascata su sé stessi e gli altri. Peccato che i media continuino a proporci soluzioni rapide attraverso testimonial totalmente inadeguati

«Le diete le ho fatte più o meno tutte»
«Dukan è il mio padre spirituale»
«in quindici giorni qualsiasi regime dietetico non rovina la salute di nessuno»
«quando c’è la motivazione le diete funzionano tutte»
«se io voglio dimagrire, una dieta anche online fatta bene la trovo»
«con la dieta fai da te sono dimagrita di 25 chili e stavo benissimo»

Selvaggia Lucarelli – 16.1.2020

In una tranquilla notte di mezzo inverno, quando la palpebra stava già trovando la sua giusta via, l’accenno alle diete mi ha dato la forza soprannaturale di assistere all’intervista di questa giornalista che, approdata in tv per presentare il suo ultimo libro, sciorina una serie di assurdità che sarebbero ridicole, se non fossero dannose.

Dannose, sì, perché ad oggi, purtroppo, la credibilità di una persona non si fonda più sulla competenza ma sulla visibilità. Sentire, quindi, una famosa giornalista dire che si può fare qualunque cosa, tanto che danni vuoi che ti faccia per quindici giorni, o che stima tanto i nutrizionisti, ma se uno vuole una buona dieta fai-da-te se la trova online, perché quello che conta è la motivazione, è uno dei tanti co-fattori che spingono poi le persone a fidarsi di chiunque e di qualunque cosa.

E fidarsi vuol dire affidarsi, mettersi nelle mani di.

Di prodotti di cui nemmeno conosciamo la composizione (beveroni, snack, pastiglie e via dicendo), di “coach” che fino a sei settimane prima facevano la maestra elementare o l’operaio o l’avvocato (vendite multilevel), di attrici che quando l’audience legata al loro stile alimentare, per ravvivare l’interesse si inventano candele dagli intimi profumi (ed erano tanto belli i tempi in cui si poteva ammirarla in Sliding Doors o Shakespeare in Love). Insomma, a chiunque, tranne che a sé stessi. Alla propria capacità di impegnarsi, per capire cosa c’è che non va; al proprio senso critico, che dovrebbe portare a fare domande, del tipo: “in che modo il prodotto che mi vendi sortisce questo effetto?”, “come spieghi questo effetto avverso che sto provando?”, “non mi farà male perdere così tanto peso in poco tempo?”; alla propria umiltà di riconoscere che, davanti a tanti messaggi contraddittori, pescare a caso dal mucchio potrebbe non essere una buona idea.

Il percorso per riguadagnare la salute persa ha come requisito fondamentale la partecipazione attiva di chi vuole guarire (teniamo presente che anche l’obesità è una condizione patologica, oltre che un fattore di rischio per altre malattie), come asserisce la Carta di Ottawa sulla promozione salute. E questa responsabilità richiede serietà e competenza degli interlocutori di questa persona, in tutti gli ambiti, anche e soprattutto quello alimentare, visto che il cibo riguarda tutti e ci riguarda tutti i giorni.

 

Trovo davvero scandaloso, invece, che il tema sia ancora trattato con tanta superficialità. Spero davvero che le cose cambino.

Indignati saluti

dalla vostra consulente nutrizionale
Tatiana Gaudimonte
info@loveyourbody.ch

Fonte: https://www.who.int/healthpromotion/conferences/previous/ottawa/en/