Un elemento che ritrovo spesso nel corso di un percorso di consulenza nutrizionale, e che non manca mai di colpirmi profondamente, è la percezione di quanto la persona che ho di fronte si senta in conflitto con sé stessa a causa della propria immagine allo specchio.
Sia chiaro, non è sempre così, per fortuna.
Tuttavia, espressioni come: “mi dica cosa devo fare” o “non sono in grado” o anche “con me non funziona, perché sono pigro/a, goloso/a, discontinuo/a” pronunciate, parlando a proposito della propia alimentazione, anche da persone apparentemente molto sicure di sè, rivelano una diffusa fragilità, un legame tra l’autostima, il modo di nutrirsi e il proprio aspetto fisico. E se da una parte mettersi in discussione é il primo passo verso il cambiamento, mettersi troppo in discussione, minando giorno dopo giorno la percezione del proprio valore, rischia di interrompere il cammino prima ancora di averlo intrapreso.
👎Cosa non aiuta?
Guardare solo all’obiettivo finale, perché può creare l’effetto di inseguire l’orizzonte.
Puntare l’attenzione sugli errori o “gli sgarri” che abbiamo commesso, perché dà loro più importanza di quella che in effetti hanno.
Cercare “la” soluzione fornita dall’alto (magari a caro prezzo) da terzi, perchè noi siamo i maggiori esperti di noi stessi e questa conoscenza non va sprecata.
👍Cosa può aiutare?
Riconoscere e valorizzare i passi intrapresi e le competenze acquisite dal momento in cui si è presa la decisione di cambiare, perché questa consapevolezza ci dà la forza di proseguire.
Ritrovare l’originario significato di “dieta”, che è “arte di vivere” e non “restrizione”.
Cercare l’aiuto di chi può guidarci a sfruttare e rafforzare le conoscenze e le abitudini positive che già abbiamo e a scoprirne altre che possano essere inserite senza eccessive forzature nel nostro stile di vita.
Cambiare, anche per migliorare le proprie abitudini alimentari, non può e non deve significare mettere da parte, in un angolo, i propri gusti, le proprie abitudini, insomma sé stessi. Perché sarebbe come mentire. E le bugie, si sa, hanno le gambe corte.