Se pensate che senza caffè appena svegli, non potete iniziare la giornata, leggete qui.
Alzi la mano chi non desidera un caffè di prima mattina. Tra gli affettuosi ricordi di quando ancora vivevo in famiglia, c’è proprio il profumo del caffè, che riempiva la casa e scaldava il cuore. Tuttavia, non ho mai avuto l’abitudine di iniziare la giornata con la cosiddetta “bevanda degli intellettuali” (ah, non lo sapevate? Ebbene, nell’800 era definito esattamente così). Per me il momento ideale è sempre stato a fine colazione o, in alternativa, a metà mattina. Su quella che ho, per anni. considerato solo alla stregua di abitudine istintiva, ho però, nel tempo, accumulato informazioni ed esperienza, che mi hanno persuasa che questa sia, in effetti, più consigliabile della tazzina al volo appena svegli. Vediamo perché.
Iniziamo parlando del cortisolo, il cosiddetto ormone dello stress (ma anche dell’infiammazione cronica). Questo ormone viene abbondantemente secreto dalle nostre ghiandole surrenali appena ci svegliamo, in modo da mettere l’organismo nelle migliori condizioni per iniziare una giornata attiva (ricordate sempre che il nostro metabolismo si è sviluppato all’epoca in cui i nostri progenitori vivevano in tribù nomadi di cacciatori e raccoglitori). Il cortisolo, infatti, mobilita le riserve energetiche a disposizione, mettendo in circolo glucosio a partire dal glicogeno accumulato nei muscoli e nel fegato o, in mancanza, producendolo a partire dalle proteine muscolari. Inoltre, il cortisolo presiede alla capacità di reazione e concentrazione. In altre parole, eliminando la componente di “dipendenza” da caffeina, basterebbe l’innalzato livello di cortisolo a farci partire con il giusto focus fin dal risveglio, rimandando il piacere di una bella tazzina fumante e aromatica almeno un’oretta dopo il risveglio.
Se questa ragione non dovesse bastarvi, per alterare leggermente il rituale mattutino, tenete anche presente che la caffeina è in grado di alzare ulteriormente il livello di cortisolo, mettendo il corpo in una condizione di infiammazione cronica, nella quale l’efficienza del sistema immunitario, alla lunga, viene compromessa. Infine, elevati livelli di cortisolo possono celarsi dietro “inspiegabili” aumenti di peso o difficoltà a dimagrire.
Per farla breve, per quanto nessuno metta in dubbio l’effetto psicologico positivo di una tazzina di caffè al risveglio, l’effetto energizzante non è effettivamente quello che si otterrebbe aspettando un poco, mentre gli “effetti collaterali” sono ampiamente provati.
A metà mattina, viceversa, i livelli di cortisolo sono a livelli minimi (sempre che non si resti a digiuno…ma questa è un’altra storia) ed è quindi proprio qui che si va ad ottenere il maggior beneficio, sorbendo una bevanda energizzante.
Continuiamo con lo stomaco. Se soffrite di acidità, con o senza reflusso, bere caffè a stomaco vuoto è davvero una pessima idea. Ma come? – direte voi – il caffè non fa digerire? Certo, il caffè può essere di aiuto nel processo della digestione, soprattutto in caso si abbia una insufficiente secrezione di succhi gastrici. La caffeina, infatti, stimola la salivazione (e nella saliva, non dimentichiamolo, sono presenti enzimi digestivi) e la produzione di acido cloridrico nello stomaco, essenziale per il processo digestivo. Tuttavia, a digiuno, l’effetto complessivo sarà un aumento di produzione di acidi che possono causare, appunto, acidità e in diversi casi anche reflusso.
E se voglio mangiare DOPO aver bevuto caffè a digiuno? In quel caso, tenete conto che la caffeina ha un effetto eupeptico, ossia aumenta l’appetito. Il che può essere positivo a colazione – se proprio non vogliamo considerare quanto scritto nella prima parte di questo articolo – ma potrebbe essere dannoso a metà mattina o metà pomeriggio, perché potrebbe aprire quella “voragine” nello stomaco, nemica di chi vuole tenere sotto controllo il peso, evitando gli snack inutili.
Adesso arriviamo a un punto spinoso: caffè dolce o caffè amaro? I puristi della bevanda aromatica più bevuta al mondo non hanno dubbi: assolutamente amaro! In assenza di aggiunte e alteratori del gusto, infatti, si potrà apprezzare tutte le qualità di un caffè ben fatto, oppure restare ben alla larga da una miscela o da una preparazione non proprio ottimale.
Aggiungo la motivazione nutrizionale: gli zuccheri semplici in forma liquida sono quelli a maggior impatto glicemico, il che significa che inducono il rilascio di molta più insulina, ormone che ha effetto anabolico (leggi: ingrassante). Ricordo inoltre che un rialzo repentino della glicemia ha anche un effetto pro-infiammatorio e qui potete tornare a leggere all’inizio o in altri articoli le correlazioni tra infiammazione ed effetti sul peso, oltre alle ovvie conseguenze sull’efficienza del sistema immunitario.
Ricapitolando: caffè sì, ma di ottima qualità, amaro, preferibilmente a qualche ora dal risveglio e a stomaco pieno. Queste condizioni vi garantiranno piacere ed effetto energizzante ai massimi livelli.
Concludo rispondendo all’altra eterna domanda: quanti al giorno? Direi tre. Un eccesso di caffeina, infatti, non ha solo effetti negativi sul sistema nervoso e sulla mucosa gastrica, ma rischia di causare disidratazione e dilavamento di minerali preziosi come calcio, potassio e magnesio. Ricordate inoltre che l’assimilazione del ferro viene limitata dalla caffeina; quindi, se state seguendo una cura per l’anemia, abbiate cura di bere il vostro caffè a distanza di qualche ora da quella in cui assumete l’integratore (esempio: integratore dopo colazione, alle 7.30 e caffè in pausa alle 10.30).
Un energetico saluto
dalla vostra consulente nutrizionale
Dr. Tatiana Gaudimonte
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Fonte: Redazione Virtua Salute Torino